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Bottiglie di vino: diverse forme, diversi mosti

Come ogni quadro ha la sua cornice, così ogni vino ha la sua bottiglia. Del resto sempre di forme d’arte si parla. In base alla differente tipologia di vino, infatti,  cambia il contenitore. Cambia la forma, cambia la storia, cambia il colore. 

La storia della bottiglia in vetro

Quando parliamo di bottiglie di vino, noi ci riferiamo esclusivamente alle bottiglie in vetro, eppure il vino ha una storia ben più antica dei contenitori in vetro. 

Dove veniva contenuto e conservato il mosto nell’antichità?

Anfore di terracotta e botti di legno, per molto tempo sono stati i contenitori più utilizzati. Le prime, tornate oggi in voga nella fase di affinamento, hanno origine greco-romana mentre le seconde sono legate ad una tradizione francese, ora  utilizzata in tutto il mondo per i vini da invecchiamento. 

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Il vetro esisteva già, ma era difficile da lavorare, ma soprattutto era molto fragile. 

Quando avvenne, quindi, il passaggio al vetro?

All’incirca nel XVII secolo, quando migliorarono sia le tecniche di produzione che di lavorazione del vetro, in Inghilterra nacque la versione  della moderna bottiglia di vino. Versione migliorata grazie a due commercianti Digby e Colnett. Il primo creò la prima “English Bottel”, base arrotondata, a forma di palla e a collo lungo, il secondo la brevettò. La nuova potenzialità era data dall’utilizzo del carbone minerale in sostituzione al legno nella lavorazione del vetro nei forni: più alte temperature più robustezza della bottiglia di vetro.  

Nel corso del ‘700, la bottiglia di vetro assunse la forma attuale, più slanciata e con un diametro inferiore alla base. La capacità classica è di 75 cl.

Le diverse tipologie

Generalmente si utilizzano bottiglie di vetro bianco o verde chiaro per i vini bianchi e rosati e bottiglie in vetro scuro per i vini rossi. Perché? Perché solitamente i rossi sono destinati ad un periodo più lungo di affinamento in bottiglia e dunque richiedono le giuste modalità di conservazione (come spiegato nell’articolo sulla conservazione dei vini): una di queste accortezze e l’assenza di luce mitigata anche da una bottiglia scura.

 Detto questo esistono 4 tipologie di bottiglie più diffuse:

  • la Renana: utilizzata per i vini bianchi e rosati, dalla forma stretta e allungata e con il  fondo piatto. In alcune regioni dell’Alsazia e della Mosella è obbligatoria.ù

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  • la Bordolese: spesso utilizzata nei rossi, ha forma cilindrica con spalla alta e fondo convesso.

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  • la Borgognotta: utilizzata sia nei vini bianchi che nei rossi, ha forma leggermente conica e fondo convesso

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  • la Champagnotta: è la tipica bottiglia per gli spumanti, realizzata in vetro spesso in quanto deve sostenere alla pressione di 10-12 bar. L’imboccatura  del collo è adatta per il tappo a corona e per la gabbietta.

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Come detto, però, nel corso del tempo, sono state create differenti forme, per differenti tipologie di vino. Troviamo ad esempio:

  • Il bockbeutel o Pulcinella: utilizzata oggi in Franconia e in Portogallo, un tempo era utilizzata per imbottigliare il vino Orvieto (produzione consentita in provincia di Terni e Viterbo).
  • l’Albeisa: è riservata ai vini dell’Albese ed ha una forma più salanciata della bordolese.

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  • la Bottiglia Marsala: è riservata al Marsala e ai vini liquorosi e si caratterizza per il collo rigonfiato.
  • la Porto: utilizza per contenere il Porto o vini come il Madera e Sherry, è bassa, tozza e dalle spalle larghe.
  • l’Anforetta provenzale: un tempo utilizzata per imbottigliare il Verdicchio in Italia, ha base poco pronunciata, corpo sagomato e collo corto.
  • l’ungherese: è utilizzata per il vino ungherese Tokaji, ha capienza 0,50 litri e è di forma cilindrica e vetro incolore
  • il Fiasco Toscano: è riservato ai vini IGT, DOC e DOCG  per i quali il disciplinare di produzione non fa obbligo di impiegare contenitori diversi. Ha forma ellisoidale con un collo allungato rivestito con sal, paglia o altro materiale vegetale. 

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Esistono poi bottiglie ancor meno utilizzate come il bottiglione, il fiasco, la dama, la damigiana. La tendenza, però, è quella di utilizzare bottiglie sempre più leggere,  economiche e sostenibili. L’obiettivo, da qui a qualche anno, è quello di ottimizzare il peso della bottiglia del 10% in modo da ridurre l’utilizzo del vetro e la conseguente emissione di anidride carbonica nell’atmosfera.

Certo, oggi esistono anche altri contenitori per il vino: il bag-box, il brik, le bottiglie di plastica, le lattine, i fusti in acciaio… Noi, però, restiamo ancorati alla tradizione e al vetro, packaging insostituibile per mantenere inalterate tutte le sfaccettature del sapore del vino anche nel corso del tempo garantendo il mantenimento delle sostanze preziose per la salute e la salvaguardia dell’ambiente.

Che ne pensi? Quale forma di bottiglia preferisci? Commenta qui o sui social con #amantidivino

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