Ciao amici di Amantidivino, eccoci di nuovo insieme per un altro viaggio enologico. Questa volta ci occupiamo di un versante di “nicchia” della produzione di vino. Vi racconto dell’Associazione PIWI International. Mi raccomando leggete l’articolo fino alla fine, ne scoprirete delle belle..
L’associazione PIWI International
L’associazione PIWI International, è stata fondata nel 1999 a Einsiedeln in Svizzera, con l’intento di tutelare i vignaioli sperimentatori e di creare una piattaforma di lavoro utile a scambiare informazioni ed esperienze pratiche tra i soci. E’ oggi presente in Svizzera, Germania, Austria, Ungheria, Repubblica Ceca, Olanda, Francia, Danimarca, Belgio, Canada e Italia (solo in trentino Alto Adige, Veneto, Lombardia e Piemonte).
Per l’Italia il responsabile è Werner Morandell, titolare dell’azienda vitivinicola Lieselehof e da sempre divulgatore dell’idea di produrre vino di qualità senza uso di prodotti chimici.
Le viti PIWI sono il risultato di incroci tra la vite Europea, vitigni Americani e vitigni Asiatici.
La ricerca dell’Associazione è quella di creare viti resistenti alla Peronospora e all’Oidio. A oggi esistono già una decina di varietà omologate in Italia che non hanno bisogno di nessun trattamento salvo casi di fortissime infezioni (in anni particolari); in quel caso ne bastano uno o due.

Vigneto Piwi di Silvio Clementi
Il primo approccio ai vitigni PIWI
I vitigni PIWI sono il frutto di incroci tra varietà di vite da vino e varietà di vite americane resistenti alle “malattie fungine” ed alla fillossera (tipiche delle varietà americane). Inizialmente l’obiettivo era quello di combinare la resistenza delle varietà americane alle malattie della vite alla qualità dei vini ottenuti dalle varietà europee coltivandole senza portainnesto, a “piede franco”. Questa speranza non si realizzò, ma ricerca e sperimentazione proseguirono realizzando incroci sempre più complessi, e oggi è possibile trovare anche varietà di vite asiatica.
Ma scopriamo cosa si nasconde dietro i nomi-nuovi e altisonanti: Solaris, Bronner, Cabernet Blanc, Satin Noir, etc.
I vitigni PIWI vengono sempre più scelti per diversi motivi:
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Sono meno dispendiosi (minori interventi in campo corrispondono ad un significativo risparmio di tempo e di risorse economiche). 
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Possono essere allevati con risultati positivi anche in Paesi solitamente noti per altre produzioni (vedi: i Paesi Bassi) 
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Hanno impatto sulle attività antropiche (non necessitano di anticrittogamici) . 
Non si tratta, dunque, di una moda ma di una vera e propria filosofia. Lo testimonia Silvano Clementi, ricercatore e selezionatore di vitigni resistenti, proprietario dell’Azienda vinicola “Villa Persani ” di Pressano.

I ricercatori tentarono la strada dell’ibridazione delle vitis americana e caucasica con la vitis vinifera: nacquero così, l’ “Isabella” (ibridazione di specie di vitis lambrusca x Vitis Vinifera) , il ” Clinton” ( Vitis Lambrusca X vitis riparia), definiti ibridi di prima generazione, che mostravano scarsa propensione a una vinificazione di qualità .
La soluzione fu trovata nella tecnica degli incroci multipli. Tutto è iniziato in Germania, dove vennero creati i primi vitigni PIWI, resistenti a peronospora, oidio, e a temperature più basse.
Tra i vitigni PIWI registrati ad oggi troviamo per i “Bianchi” : ” Fleurtai ( Friulanox 20/3)” , ” Sauvignon Kretos ( Sauvignon Blanc x 20/3), ” Soreli ( Friulano x 20/3) ; tra i ” Rossi ” : ” Cabernet Eidos ( Cabernet Sauvignon x Bianca)” , ” Merlot Khrus ( Merlot x 20/3) .
L’Associazione PIWI International oggi conta di 350 soci nel mondo, provenienti da 17 Paesi, tra cui l’Italia.
I vignaioli PIWI affiancano a queste caratteristiche una passione per il ” BIO”. E’ il caso di Thomas Niedermayr, in Alto Adige, Bio da 30 anni, che dal 1999 ha impiantato i primi vitigni PIWI, a circa 500 metri s.l.m. Ha compiuto una scelta ancor più radicale, utilizzando solo lieviti indigeni. Le zone interessate al progetto PIWI sono: Veneto, Friuli- Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Lombardia e in piccola parte il Piemonte.

Favorevoli e Contrari
Non tutti in Italia, come possiamo immaginare, sono ben disposti nei confronti dei PIWI. Si tratta di diffidenza e confusione, anche tra gli addetti ai lavori. L’obiezione più forte si basa sull’incapacità attuale dei nuovi vitigni di riflettere il terroir d’origine e di gareggiare in termini di complessità, eleganza e qualità con i vitigni tradizionali.
Di contro, i favorevoli, giurano che nelle degustazioni alla cieca molti non sono stati in grado di distinguere gli uni dagli altri.
Il dibattito è aperto! Come sempre, non esiste un giusto e uno sbagliato; la posizione di ciascuno di noi è data dalla conoscenza e dalla sperimentazione vissuta attraverso l’assaggio nel calice di nuovi sapori.
Terminato questo curioso e interessante percorso nel mondo PiWi, vi do appuntamento sempre più numerosi al prossimo viaggio enologico, magari con la degustazione di qualche bottiglia!
A presto,
Brunella La Salvia
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